Domenica 19 gennaio, mentre il rugby di base torna in campo dopo una lunga sosta per le feste natalizie, la nazionale italiana maschile inizia la propria preparazione per il Sei Nazioni 2025.
A Roma si ritroveranno 34 giocatori: 30 regolarmente convocati e 4 invitati, ma una volta sul campo di allenamento si tratta di una suddivisione inesistente.
Meno di due settimane più tardi l’Italia sarà in Scozia per l’esordio nel Torneo. In questo lasso di tempo, lo staff guidato dal capo allenatore Gonzalo Quesada deve risolvere alcune questioni.
Il sostituto di Mirco Spagnolo
Nelle 11 partite giocate nel 2024, ovvero nelle 11 in cui Gonzalo Quesada ha compilato la lista gara degli Azzurri, Danilo Fischetti e Mirco Spagnolo hanno vestito la maglia numero 1 e numero 17.
Il pilone padovano del Benetton è stata una delle più gradite scoperte dello scorso anno sul palcoscenico più importante, ma con un improvvido gesto tecnico durante il derby di ritorno Spagnolo si è preso una discreta squalifica che lo costringe a saltare le prime due del Torneo e, nel contempo, ha pure messo fuori gioco un Andrea Zambonin decisamente in forma alla vigilia del Sei Nazioni.
L’Italia ora si trova nella condizione in cui non ha un backup collaudato per Danilo Fischetti. Tre le opzioni possibili: puntare sull’usato sicuro di Simone Ferrari, che qualche volta in carriera si è adattato da destra a sinistra; lanciare una volta per tutte Luca Rizzoli, stellina dell’under 20 di qualche anno fa che si sta facendo le ossa con le Zebre, pur senza esaltare come ai tempi della nazionale giovanile; scegliere Muhamed Hasa, giocatore che può essere impiegato su entrambi i lati della mischia ordinata, che gioca più spesso a destra ma che a livello internazionale, per conformazione fisica, può probabilmente aspirare a emergere come pilone sinistro.
Se la soluzione più logica in questo momento è quella di scegliere Simone Ferrari, giocatore che dà importante garanzie nel gioco oltre che nelle fasi statiche, per Luca Rizzoli le prossime settimane rappresentano un’occasione senza precedenti per farsi trovare pronto e dimostrare che il momento è maturo per salire un nuovo gradino nella sua precoce carriera. E attenzione perché domenica la comparazione tra i due sarà piuttosto diretta: entrambi vestono la maglia numero 17 nelle rispettive partite di coppa, con Rizzoli che sostituirà Fischetti in Cheetahs-Zebre delle ore 14:00 e Ferrari pronto a entrare a sinistra in Bristol-Benetton delle 16:15.
La volta buona per Simone Gesi?
In quattro stagioni alle Zebre Simone Gesi ha segnato 28 mete in 51 presenze. Una media alta e soprattutto superiore a quella di qualsiasi concorrente. D’altronde fin dai tempi in cui il giovane livornese militava nelle fila del Colorno o nella nazionale under 20 si era intuito che fosse in possesso di un certo non so che, un quid, un fattore X che gli permette di essere incredibilmente qualitativo in termini di finalizzazione.
Gesi ha una grande facilità di corsa, è molto rapido ma al contempo elusivo e il baricentro basso gli permette anche di essere sorprendentemente solido a contatto, sgusciando via dai tentativi di placcaggio avversari.
Se a 23 anni e mezzo Simone Gesi non è ancora riuscito ad aggiungere un secondo cap al primo ottenuto due anni fa con Kieran Crowley allenatore è perché ci sono aspetti del suo gioco che non sono ancora all’altezza del livello richiesto dal rugby internazionale, e a volte neanche del rugby di franchigia che gioca costantemente da quattro stagioni. Si tratta eminentemente dell’aspetto del placcaggio: Gesi ha un sinistro potente, è forte in aria, non ha particolari lacune tattiche e si muove bene nel movimento difensivo generale, ma troppo spesso è deficitario nell’intervento uno contro uno, ben felice di anticipare la salita difensiva per invitare l’avversario a entrare all’interno dove sperare nell’intervento di un compagno.
Dettagli che a livello internazionale è difficile potersi permettere, specie contro Scozia e Galles, dove gli Azzurri verranno passati ai raggi X prima di scendere in campo.
C’è qualcosa in più: inserire Simone Gesi in formazione significa spostare Monty Ioane a destra. In molti hanno puntato il dito su un presunto dualismo tra Louis Lynagh e Simone Gesi per la posizione di ala in nazionale, ma la verità è che Gesi gioca sempre a sinistra, Lynagh sempre a destra.
Questo Sei Nazioni, insomma, può essere l’occasione per rivedere finalmente Gesi in Azzurro, ma la Zebra non parte esattamente con i favori del pronostico.
Nelle ultime uscite con la nazionale Jacopo Trulla è stato titolare quattro volte su cinque e le sue prestazioni sono sempre state all’altezza. Quesada ha inoltre l’opportunità di selezionare Ange Capuozzo come ala destra, ruolo che ricopre a Tolosa, con Allan o Gallagher come estremo. Anche in panchina sembra difficile portare un giocatore che ricopre esclusivamente un solo ruolo nella linea arretrata che non sia il mediano di mischia, a maggior ragione se si sceglie di portare solo due trequarti in panchina come accaduto in 3 partite dello scorso Sei Nazioni e in 5 su 11 nel 2024.
Il doppio numero 7
Li chiamavano Pooper. Quando l’Australia aveva in rosa due giocatori del calibro di David Pocock e Michael Hooper, Michael Cheika aveva deciso di selezionarli entrambi, contemporaneamente. Come con il doppio playmaker e il doppio estremo, si cominciò a parlare di doppio numero 7: malgrado la maggior parte delle squadre tendesse a voler equilibrare la propria terza linea scegliendo un approccio classico, i Wallabies sceglievano di schierare contemporaneamente due giocatori simili, per l’appunto due dei migliori rubapalloni della storia del gioco.
Chissà che l’Italia non sia in procinto di fare lo stesso con Michele Lamaro e Manuel Zuliani. Il primo è il capitano della nazionale e, oltre a essere un giocatore decisamente rilevante a livello tecnico per quello che fa in termini difensivi ma anche come link tra avanti e trequarti grazie alle sue abilità nel giocare la palla, ha una leadership piuttosto determinante in campo. Il secondo è, tagliando corto, il giocatore italiano più in forma del momento.
Fin qui Quesada non si è mai discostato dallo spezzare l’equilibrio della terza linea azzurra: Seb Negri e Lorenzo Cannone sono due ball carriers fondamentali in una squadra che non brilla per numero di portatori efficaci, Michele Lamaro gli è perfettamente complementare e a Manuel Zuliani tocca il ruolo di impact player che sembra onestamente perfetto per le sue caratteristiche.
Difficile spezzare questo setup, quando lo staff azzurro lo ha fatto è stato per necessità dovute a infortuni vari. Le prime gare di questo Sei Nazioni rappresentano però un’occasione in questo senso, con Seb Negri che rientrerà a ridosso del Torneo dopo un infortunio non grave che comunque lo tiene fuori da qualche settimana.
Zuliani aggiunge quelle sue eccezionali abilità di rubapalloni che né Lamaro né Negri hanno, e il suo dinamismo sarebbe certamente utile sia in fase offensiva che in difesa, ma la domanda centrale è: senza Seb, chi si sobbarca quella tremenda mole di lavoro da ball carrier a difesa schierata che lo mette sempre in prima posizione per numero di palloni portati a contatto? La risposta di chi scrive è: per la maggior parte Dino Lamb, che è emerso come potenziale portatore importante per la nazionale durante i test autunnali.
Prove tecniche di coesistenza tra Zuliani e Lamaro sono in corso al Benetton, che propone per la trasferta di Champions a Bristol il doppio 7 con Lorenzo Cannone da terza centro. Vediamo come va.
Altre opinioni benvenute! Lascia un commento: a sinistra Ferrari o Rizzoli? Simone Gesi finalmente in campo con la nazionale? Doppio 7 o terza classica?
Darei una possibilità a Rizzoli; va bene "l'usato sicuro" Ferrari, ma se non ora quando?