Troppo negativi?
L'Italia ha battuto la Georgia a fatica, ma dominando totalmente l'incontro. I giudizi sulla prestazione sono forse troppo aspri
“In pagella darei un bel 7 pieno. Anzi forse anche qualcosa di più” dice Niccolò Cannone della prestazione dell’Italia contro la Georgia di domenica 17 novembre, nella puntata di OnRugby Podcast che esce mercoledì pomeriggio.
E, francamente, è difficile dargli torto.
L’Italia ha dominato la partita in ogni aspetto tranne quello più importante, il risultato sul tabellone, ma alla fine è uscita vincitrice da una partita che li ha visti sotto di 11 lunghezze alla fine del primo tempo, e non era mai successo che gli Azzurri riuscissero a recuperare una partita in cui a metà gara erano sotto di così tanto.
Hanno, in questo senso, battuto il precedente record di Italia-Uruguay della RWC 2023, dove erano andati al riposo sul -10.
È chiaro che non è una vittoria pienamente soddisfacente perché l’Italia non ha fatto tutto bene, ma soprattutto perché tutti (staff, giocatori, tifosi) desideravano una affermazione più evidente in termini di punteggio sui rivali georgiani.
Tuttavia sono emersi tanti, troppi giudizi complessivamente negativi per la prestazione degli Azzurri, che hanno fatto bene in tanti aspetti del gioco pur dovendo far fronte a diverse assenze importanti e a una rotazione di giocatori numerosa rispetto alla settimana precedente.
Quello che l’Italia ha fatto bene

68% di possesso, 79% di territorio, 454 palloni giocati contro 143, 946 metri palla in mano contro 352, 247 passaggi a 57, 71 placcaggi contro 235.
Sono solo alcune statistiche che danno la misura del totale dominio imposto dall’Italia sulla partita.
E per imporlo qualcosa di positivo gli Azzurri lo hanno fatto. Dei 20 ingressi nei 22 metri avversari con il possesso (cifra assurda), 8 arrivano da sequenze offensive dove l’Italia risale il campo con la palla in mano e arriva all’interno della zona rossa avversaria grazie alle proprie qualità offensive.
La mischia ordinata ha perso un possesso importante all’inizio del secondo tempo dopo quei due reset chiamati dall’arbitro, ma ha vinto tutti gli altri propri palloni, spesso ottenendo anche il calcio di punizione a favore.
La rimessa laterale, allo stesso modo, ha vanificato un attacco nei 22 metri avversari perdendo il possesso, ma è stata l’unica sbavatura di una partita dove l’Italia ha portato giù 15 touches e ha rubato due rimesse avversarie con Dino Lamb.
Anche se il gioco al piede non è stato perfetto, si è vista una maggiore precisione nella gestione di ciò che accade intorno a una contesa aerea, e in generale la temuta battaglia dei cieli è stata vinta dagli Azzurri.

Gli Azzurri hanno insomma dominato la gara in lungo e in largo, hanno imposto il proprio gioco sul prato del Ferraris e ne sono emersi vincitori al termine di una competizione in cui hanno recitato la parte del leone: qualcosa che non era accaduto a Batumi nel 2022, ovviamente, ma che non era successa nemmeno a Firenze nel 2018, quando la Georgia aveva avuto più di un momento nella partita.
Quello che l’Italia ha fatto male
Se domini la partita come detto fino a qui, è chiaro che i 20 punti segnati, frutto di due calci di punizione, una penalty try e una meta su una giocata studiata a tavolino stanno decisamente stretti per la mole di occasioni prodotte.
Ecco che cosa è andato sostanzialmente male. Da una parte l’Italia ha commesso 3 errori nella propria metà campo in tutta la partita, fruttando 17 punti agli avversari:
Nacho Brex si disconnette dalla linea difensiva, scommettendo su un passaggio dietro la schiena di Vasil Lobhanidze su quella giocata da rimessa laterale, aprendo invece la porta alla penetrazione di Ilia Spandershvili: 7 punti
Jacopo Trulla perde la sfida sul calcio di rinvio dopo il 7-3, palla alla Georgia al limitare dei 22 metri, fuorigioco di Menoncello: 3 punti
Alessandro Garbisi calcia un box kick troppo lungo, Giacomo Nicotera non arriva in tempo a connettersi con la linea difensiva e viene esplorato da Davit Niniashvili: 7 punti

Dall’altra parte per segnare 20 punti ci sono voluti 20 possessi all’interno dei 22 metri avversari. Nel primo tempo un po’ di imprecisioni hanno impedito agli Azzurri di segnare: Garbisi si fa intercettare il passaggio decisivo da Niniashvili alla prima sequenza, Menoncello prova un offload difficilissimo su Trulla con la palla che finisce in out, Lamb viene tenuto alto da un gran placcaggio di Matkava malgrado i 30 chili di differenza, Ioane non riesce a eseguire un passaggio da mediano di mischia.
E poi ci si mette Niniashvili a fare ancora il fenomeno con quel placcaggio pazzesco su Gallagher all’ultima azione del primo tempo, situazione peraltro dove il numero 15 si era ritrovato ala per una uscita temporanea di Jacopo Trulla, sostituito da Leonardo Marin come estremo per i 3 minuti conclusivi del primo tempo.
Nel secondo tempo le occasioni si moltiplicano. Il possesso e il territorio sono appannaggio totale dell’Italia, che continua a trovare costantemente soluzioni per assediare il fortino georgiano, ma che fatica altrettanto continuamente a marcare punti.
Nell’Italia subentra un po’ di paura di sbagliare: più di una volta Paolo Garbisi e compagni evitano di muovere velocemente il pallone, con una esitazione di troppo, mandando in rovina chiare superiorità numeriche e opportunità nitide.
E quando la palla diventa un po’ più lenta e si deve ripartire da un gioco fatto di fisicità e potenza, per gli Azzurri diventa dura sovrastare i Lelos, ai quali va riconosciuta la totale dedizione alla causa, l’essersi immolati in uno sforzo difensivo clamoroso e non aver fatto mai un passo indietro nello scontro diretto.
Già contro l’Argentina l’Italia aveva dimostrato una certa incapacità di chiudere con dei punti le proprie situazioni offensive migliori. Un aspetto cruciale da migliorare per pensare di poter essere competitivi nel prossimo Sei Nazioni, dove gli Azzurri potrebbero non avere le percentuali importanti di possesso e territorio ottenute in questi due incontri di novembre. E già la sfida con gli All Blacks sarà una palestra importante per capire se ci sono immediati progressi nello specifico aspetto di innalzare la propria media punti per ingresso nei 22 metri avversari.
Se in quella zona di campo l’Italia si infila in una battaglia di pura potenza e cilindrata ha solo da perderne contro praticamente tutte le squadre della top 10 mondiale, ma se gli Azzurri sono capaci di mantenere il ritmo alto e di sfruttare gli spazi lontani dalla fonte del gioco come hanno dimostrato di saper fare potranno presto avere importanti soddisfazioni.
E, insomma, alla fine dei conti: ragazzi, abbiamo vinto.
Pezzo ineccepibile. Hai misurato perfettamente l'acqua nel bicchiere. Però ricordo quel gallese ex campione d'Italia che, da allenatore, quando gli chiedevo "partita con aspetti positivi", mi diceva "certo, poi guardi il punteggio e vedi tanto a poco". Ecco, alla fine rimane il 20-17 (che è vittoria meno netta di quella georgiana un anno fa a casa loro).